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Vittorio Falletti – Love from Hiroshima

“Love from Hiroshima”

Sono Shinya Sakurai arutista di Giapponese questo mio email…. Cos iniziava circa un anno fa la simpatica-garbata mail di un
venticinquenne, già laureato in arte all’università di Osaka, da pochi mesi a Torino per frequentare il biennio di specializzazione
dell’Accademia Albertina di Belle Arti.
E’ oggi un grande piacere scrivere di questo giovane artista, per uno – di astigiana origine – che nei lontani anni settanta frequentava il tatami della palestra del Maestro Shoji Sugiyama, che già all’epoca indossava cinture bianche e rosse. Si, perchè nel judo parti con la bianca per arrivare alla nera: primo dan. Ma poi con il procedere dei dan il nero viene superato da rossi e bianchi e il massimo dei massimi (il dodicesimo dan, punto di arrivo ideale, attribuito solo – postumo – al grande Jigoro Kano, fondatore del moderno judo) di nuovo … una cintura bianca! Tanta fatica e dedizione per tornare al punto di partenza, al bianco del neofita. La semplicità come punto di arrivo di un complesso percorso. E’ molto giovane Shinya Sakurai, ma ha già
fatto grandi passi lungo la difficile Via della Semplicità. Lo hanno capito i galleristi, in Italia e all’estero, che ospitano sue mostre, i critici e i collezionisti che si interessano a lui.
Guardi i quadri di Sakurai: vedi tanti cuoricini rossi in rilievo e dietro colori vivaci, il tutto ricoperto da vinavil. Pensi sia un giochino artistico che produce gradevoli effetti visivi, come le vetrine nel giorno di San Valentino. Poi però scopri che i colori vivaci dietro ai cuoricini sono ottenuti con metodo shibori, antica e complessa tecnica di tintura che permette di realizzare raffinate e ogni volta diverse screziature con ricche gamme cromatiche .Parlandogli scopri che Shinya Sakurai è pacifista, curioso e attento ai fenomeni sociali correnti, giapponesi e non, e ha tanti amici anche qui in Italia, come il fotografo Turi Rapisarda e il pittore Giuseppe
Andrea Marte, coi quale condivide da qualche tempo il centrale studio torinese che ospita anche – in tecnologica teca – il pitone Gianduia, svezzato dal fotografo siciliano Davide Bramante. Ma soprattutto non puoi sorvolare mentalmente sul fatto che Sakurai non è romano, londinese o parigino. Neanche di Tokyo:è di Hiroshima. Così oltre a cogliere affinità con star nipponiche come Mariko Mori e Takashi Murakami nel far dialogare tradizione e contemporaneità, realizzi che quelle cascate di cuoricini, così tanti e così lievi da ricordare le piogge di petali durante le fioriture primaverili, si elevano al rango di preziosi ma al tempo stesso popolari – perchè fruibili da tutti nella loro profonda semplicità – messaggi d’amore e di pace. E speri che il mondo intero ne sia inondato il più presto possibile.
Evento bello e ragguardevole per Asti e per la sua Galleria arte
giovane (che in questi anni ha proposto anche artisti il cui talento è poi stato autorevolmente riconosciuto, penso ad esempio ad Anna Madia, finalista al Portrait Award 2007 della National Portrait Gallery di Londra) questa personale di fine anno di Sakurai, che presenta oltre venti opere inedite di importante formato. Poi Love from Hiroshima si sposterà a Madrid, quindi a Tenerife. Col suo invincibile arsenale di
rossi cuoricini.

Vittorio Falletti
Accademia Albertina delle Belle Arti di Torino